C’è già chi la conosce bene e vi si immerge, documentato e appassionato, come in un romanzo dal quale non riesce a staccare la lettura fino all’ultima pagina. E chi non vi ha mai preso parte? Cercherò di fare in modo che, leggendo queste righe, possano comprendere le emozioni, la fatica e le soddisfazioni che comporta.
Chi fa rievocazioni storiche, deve unire studio e pratica, coniugando abilità di alto livello artigianale, capacità teatrali e allenamento, con la conoscenza del periodo al quale fa riferimento. Deve saper ricostruire, sulla base di accurate fonti storiche, gli aspetti preminenti della vita quotidiana, civile, monastica o militare, di popolazioni che sono vissute in passato, per riproporle, vivide e realistiche, agli occhi del pubblico moderno.
Massima cura viene posta nella scelta e preparazione del vestiario, delle armi, degli accessori, perché ogni personaggio deve risultare pienamente verosimile e in accordo con quelli che sono il suo status sociale e il suo ruolo nella rappresentazione.
Ciò che fa la differenza con i figuranti di una sfilata è la capacità di interpretare attivamente il personaggio proposto, raccontando con parole e gestualità la vita di un tempo, non solo quella dei grandi signori, ma anche quella dura e difficile della povera gente, magari spogliandola dell’alone favolistico del quale, spesso, i tempi andati sono circondati. Principi e principesse, sì, ma anche dolore e vita grama: scontri sanguinosi e ferite, malattie e fame, tradimenti e violenze. Anche per i guerrieri.
Il mondo della rievocazione è estremamente variegato: si dall’operaio all’impiegato, dal professionista all’artigiano, dallo storico all’archeologo, tutti sostenuti dalla passione, che è il vero motore di questa attività, a prescindere dalle competenze e dai titoli accademici. In questo ambiente è possibile imparare qualche cosa da tutti.
Oltretutto, questa passione può costituire un’opportunità. Infatti già in molti Paesi le capacità necessarie ad organizzare ed effettuare le rievocazioni storiche, come forma di spettacolo interattivo, sono riconosciute e valorizzate ormai come vere e proprie attività lavorative, svolte da persone specializzate. Se ne trovano esempi con la creazione di parchi archeologici a tema, e con l’offerta di servizi legati al turismo e all’identità locali o nazionali.
Esemplare è il caso dell’organizzazione che promuove la Norvegia come destinazione turistica d’eccellenza. Dalla propria pagina istituzionale: http://www.visitnorway.com/ , essa propone addirittura la visita ad un villaggio vichingo perfettamente ricostruito e abitato da rievocatori pronti a illustrare ai visitatori le attività sociali e artigianali, i riti e gli usi del loro popolo.
Tutti possiedono o hanno comunque sviluppato le competenze necessarie (alcune delle quali le ho già anticipate più sopra) e che sono le più varie: capacità comunicative, didattiche, teatrali, artigianali e marziali. Di qualsiasi continente e epoca, perché un Samurai è diverso da un Normanno, un Nativo Americano è diverso da un cavalleggero del 7°, un Germano è diverso da un Legionario romano.
Anche in Italia, fortunatamente, si sta assistendo ad un progressivo avvicinamento delle attività di promozione locale con le istituzioni e gli ambienti della cultura, pur permanendo una qualche diffidenza. Sono molti i luoghi di valore storico affidati ad associazioni che, oltre al compito di animarli, si occupano della loro manutenzione. Le modalità maggiormente usate si riconducono al volontariato, il che pur con l’impegno e la dedizione profusi, spesso non riescono a fare il salto di qualità necessario: quello di farne una professionalità vera e propria.
Un caso” di transizione” è costituito dal Castello di Zumelle (BL) dove l’Associazione Sestiere Castellare gestisce la struttura per quanto riguarda ristorazione, ricettività, visite guidate, animazione e spettacoli.
Ritengo che i tempi siano ormai maturi per delineare e riconoscere nuove figure di operatori che superino la logica del “do it yourself” perché troppo è il carico di richieste specifiche che vengono dal pubblico italiano ed estero (soprattutto da quest’ultimo).: conoscenza delle identità e della storia, cultura e didattica, ma anche divertimento…
Ecco i motivi per i quali ritengo vincente collegare la mia passione per la rievocazione storica ad una diversa e nuova tipologia di offerta turistica. Perché già di per sé può contenere elementi di risposta alle esigenze che si vanno sempre più manifestando: divertimento educativo, spettacolo ed emozioni, soprattutto se costruita per una partecipazione ATTIVA!
La rievocazione storica di per sé crea spettacolo, offre occasione di divertimento educativo, provoca emozioni in chi la vede ma soprattutto in chi la vive.
Il turismo esperienziale insegna che il cliente vuole sentirsi protagonista di un evento che vede accadere coi propri occhi “sul palcoscenico del territorio”. Quale occasione migliore dunque, se non quella di calarlo all’interno di una vicenda che faccia rivere in prima persona la Storia?
Per far questo, è necessario un bagaglio professionale non indifferente, sia dal lato comunicativo e relazionale, sia della preparazione tecnica dei collaboratori coinvolti.
Quindi il progetto Artès “Animazione Relazionale Turismo Esperienziale” offre l’opportunità di fare un primo importante passo verso la valorizzazione delle competenze che, anche nella rievocazione storica, permettono di far vivere esperienze uniche, memorabili, indimenticabili.
ndA ringrazio particolarmente Omero Pesenti per l’aiuto amico nel levare e levigare; e Margherita Guccione per gli splendidi scatti
Rievocazione storica -
[…] ho già scritto quì , ritengo che in Italia stiano pian piano emergendo le opportunità per dare dignità […]