C’è chi aspetta il Carnevale tutto l’anno, chi indossa una maschera anche prima, e anche dopo, e chi sente “Carnevale” e pensa subito Venezia.
È uno dei carnevali italiani più famosi al mondo e attira ogni anno migliaia di visitatori disposti ad accettare prezzi folli pur di assistere agli eventi, un appuntamento che si ripete, seppur con qualche interruzione, da oltre novecento anni.
Anche quest’anno con il consueto volo dell’Angelo domenica 24 febbraio in piazza San Marco, sono entrate nel vivo le celebrazioni del Carnevale di Venezia. Due le importanti novità che segnano l’edizione 2019. Per la prima volta sono stati attivati i blocchi attorno a Piazza San Marco e la città ha sperimentato il sistema conta persone per impedire la ressa e garantire i livelli di sicurezza. Non era ancora accaduto, infatti, che la nuova normativa di limitazione dei flussi turistici venisse messa in atto attorno alla Piazza San Marco, solo 23 mila ammessi ad ammirare, naso all’insù, il tradizionale sorvolo dal campanile di San Marco che dà inizio alla festa in maschera. I fortunati che sono riusciti a superare i varchi hanno vissuto una doppia emozione infatti quest’anno gli angeli sono stati 2, il tradizionale angelo, che sorvola la piazza partendo dal campanile sorretto da un meccanismo a carrucola, è stato preceduto dall’angelo guerriero Micol Rossi, affetta dal morbo di Crohn, aveva scritto una lettera al sindaco di Venezia chiedendo uno spazio, tra gli eventi del Carnevale, per dar voce a tutti i “guerrieri” che quotidianamente combattono contro la malattia e lanciare un messaggio di speranza e di tenacia.
I festeggiamenti proseguiranno fino a martedì 5 marzo con un programma ricco di eventi tra cui l’affascinante contest per incoronare la maschera più bella del Carnevale 2019. Le sfilate giornaliere permetteranno al pubblico di ammirare i partecipanti e votare le maschere più belle! I vincitori eletti tra il giovedì grasso e sabato 2 marzo accederanno alla finalissima di domenica 3! Per chi ci riesce da non perdere gli eleganti balli in maschera organizzati sia negli storici palazzi del centro storico che negli hotel più esclusivi
Il 5 marzo il Carnevale si concluderà ufficialmente con lo Svolo del Leon, in cui il simbolo di Venezia (il Leone alato), vola dal campanile sulla folla chiudendo i festeggiamenti con un evento dal potere simbolico e scenografico.
L’organizzazione del Carnevale 2019 mira a confermare e, perché no, anche a superare il grande successo ottenuto dall’edizione 2018 ma davvero è quello di cui ha bisogno Venezia?
Città splendida e fragile soffre da tempo di un vero e proprio assalto turistico diventato esasperante negli ultimi anni a tal punto da richiedere regolamenti e divieti per limitarne i danni. Proprio il carnevale dovrebbe e potrebbe essere l’occasione per scoprire una Venezia diversa per allontanarsi dai percorsi obbligati per entrare nell’animo di una città che può stupire anche nella sua intima quotidianità. Nel 2018 l’emittente americana CNN ha stilato un elenco di 12 mete da evitare perché luoghi ormai soffocati e stressati dal turismo di massa, che andrebbero evitati all’insegna del turismo consapevole, tra di queste Venezia.
Cosa ne pensano i veneziani che lavorano nel turismo?
Ne parliamo con Silvia Capriata, architetta e organizzatrice di eventi legati all’arte e alla tradizione veneziana con la passione per il tango e i carnet de voyage che non molla la sua città.
Silvia tutte le tue attività sono mirate a proporre una Venezia diversa, in cosa e perché?
“A dire il vero non propongo una Venezia diversa, ma piuttosto un diverso modo di vedere Venezia. invito le persone ad aprire i pori, ad attivare tutti i sensi, ad osservare attentamente e guardare con gli occhi del cuore in modo tale da sintonizzarsi con i luoghi e lasciare che questi ci parlino sottovoce, facendo sorgere in noi emozioni, sensazioni, pensieri, riflessioni. Ognuno di noi raccoglie la sua propria percezione ed immagine di Venezia. Questo modo di guardare è frutto dei miei studi di architetto e dei miei viaggi durante i quali ho sempre realizzato dei taccuini nei quali annotavo sotto forma di disegni e brevi note tutte le emozioni e osservazioni.”
Siamo in periodi di Carnevale, cosa consigli di fare o non fare a Venezia per guardarla, come dici tu, con tutti i sensi?
“Durante il Carnevale si amplifica il fenomeno del turismo d’assalto, le indicazioni su cosa fare e non fare valgono per la maggior parte dell’anno tranne per il periodo che va dall’epifania all’inizio del carnevale, considerato di “bassa stagione” turistica. Banalmente: evitare di andare a Rialto e a San Marco ed evitare le principali direttrici tra stazione e San Marco. Evitare di venirci nel fine settimana. Non portarsi il cane e nemmeno bambini piccoli! Soffrirebbero.
Cogliere l’occasione per vedere alcune isole: Il Cimitero, Isola degli armeni, Isola di san Giorgio, La Giudecca. Visitare qualche museo “specialistico” come casa Goldoni (dedicato al celebre commediografo veneziano) il museo d’arte orientale (il secondo più importante d’Italia), il Museo del costume – Cà Mocenigo (di recente ha una bella sezione sul profumo) museo Fortuny-casa museo di Mariano Fortuny.”
In tema di overtourism cosa pensi dell’istituzione del Ticket d’ingresso?
“E’ un sistema che consente esclusivamente di recuperare più denaro da parte del Comune di Venezia che verrà destinato secondo le dichiarazioni del sindaco Brugnaro, soprattutto a coprire i costi di pulizia della città. Da quando vivo qui la città è molto più pulita di un tempo ma le condizioni del turismo e l’impatto di questo sulla città sono peggiorate tantissimo: è di gestione del turismo che bisogna parlare non di 20 milioni di euro in più da “destinare” alle società partecipate del comune. Auspicabili più servizi per il turista (toilette, acqua, panchine, ombra, cestini, punti informativi), regolamentazione dei flussi, limitazione degli ingressi, se necessario introdurre la prenotazione dando la priorità a chi prenota alberghi e visite ai musei…ancor prima della gestione del turismo bisognerebbe cercare di cambiarne la natura: quali strategie per incentivare il turismo di qualità? il turismo che viene perché la città è un centro culturale di respiro internazionale; il festival del Cinema e la Biennale di Venezia sono un esempio di iniziative illuminate in tal senso…il Carnevale iniziato con iniziative di qualità nei teatri ed in altri luoghi prestigiosi della città si è ridotto a una discoteca in piazza San Marco: una conferma che l’attuale disegno nel gestire Venezia sia orientato al mero sfruttamento consumistico dell’immagine della città.”
Hai parlato di cambiare la natura del turismo e di incentivare un turismo di qualità. Tu hai costruito insieme ad Artès una storia da vivere insieme in cui si vive l’esperienza di creare un carnet de voyage su Venezia. Parlaci un po’ di questa storia e della tua passione di carnettista.
“La mia passione nasce dai miei studi di architetto e dei miei viaggi durante i quali ho sempre realizzato dei taccuini nei quali annotavo sotto forma di disegni e brevi note tutte le emozioni e le osservazioni che spontaneamente prendevano forma lasciando allo sguardo il tempo di insistere, di indugiare; così facendo si costruiscono memorie indelebili, assolutamente personalissime e fortemente vivide (a volte mi basta riprendere in mano uno di quei disegni per sentire gli odori, i rumori, le atmosfere di quel luogo in quell’istante); così facendo si ribaltano i rapporti: è dalla nostra sensibilità e dalla nostra personale capacità di percepire, che si realizza il viaggio, non dal contesto. Ed è questo processo che io propongo di condividere con chi partecipa alla mia storia. Non si tratta solo di passeggiare per una Venezia insolita, di guardare con occhi diversi ma prendersi il tempo di assorbire emozioni, atmosfere e nell’azione di trasferirle su carta elaborarle attraverso la propria sensibilità, in qualche modo interiorizzarle proprio nel momento in cui le materializziamo in un disegno o un appunto. So che può sembrare strano ma nessuna foto di un luogo riporta alla mente quel luogo come un disegno o degli appunti fatti da noi.”
La descrizione della tua storia emoziona e intriga, l’idea di indugiare, di guardare senza fretta muovendosi nella città, quello che i francesi chiamano traîner, passare del tempo ma anche andare in giro, stare con … Perché hai scelto di condividere questa tua passione attraverso un prodotto turistico?
“Perché il turismo mordi e fuggi di tipo consumistico non nutre, perché i viaggi vissuti così sono interessanti, ma soprattutto perché Venezia in particolare, così enigmatica, così unica, così fragile, così straordinaria ha bisogno di visitatori che vogliano comprenderla e non usarla come un mero fondale scenico; per i selfies basta una copia di Venezia in mezzo al deserto, la vera Venezia, quella autentica è solo per chi ambisce a coglierne l’anima. Il mio obiettivo è quello di regalare a chi partecipa alla mia storia un pezzetto di Venezia e spero anche un nuovo modo di vivere i luoghi che visitano”
Un’ultima domanda, cosa ti ha spinto a scegliere Artès e a sposare il loro modo di proporre esperienze?
Artes ha fornito un format, lo storyliving, e quindi mi ha dato la struttura necessaria che trasforma la passione in un contenuto e in un prodotto; inoltre elaborando un progetto di ampio respiro e di natura socioeconomica ha permesso ad ogni singolo contributo di essere valorizzato e di avere maggiore appeal.
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Grazie Silvia per aver “smascherato” Venezia non vediamo l’ora di riempire il nostro carnet de voyage condividendo con te quest’esperienza unica: Il taccuino Veneziano.