di Michel Paganini

Sì viaggiare… rallentare per poi accelerare… Effettivamente di viaggi Lucio Battisti se ne intendeva e ci ha fatto sognare. E se invece di concepire il viaggio come un accumulo di posti da vedere o di chilometri da macinare, come sembra suggerire la poetica del cantautore, ci soffermassimo sulla qualità del viaggio? E’ quanto ci propone il turismo esperienziale che trasforma il paradigma del viaggio da “cosa mi offri” a “come mi fai sentire” ma soprattutto ci fa capire che il fattore umano e la carica di empatia attraggono più del monumento storico. Una tendenza che all’estero è già realtà affermata e che anche in Italia si sta diffondendo.

L’Italia è sempre stata considerata, a ragione, un Paese dalle infinite risorse turistiche. Con le sue mille città, il suo patrimonio storico-culturale unico al mondo, la sua arte millenaria, la sua gastronomia, la ricchezza, diversità e bellezza dei suoi paesaggi, unita alla simpatia della sua gente.
Tutte caratteristiche che fanno del Bel Paese una meta turistica di forte richiamo. Ora che il mercato turistico è cambiato e si è fatto estremamente concorrenziale questi atout naturali non bastano più.
Ci vuole qualcosa di nuovo e di diverso: il turismo esperienziale.

Da un sondaggio condotto da TripAdvisor risulta che i turisti non si accontentano più del viaggio tradizionale. Il 71% degli intervistati parte in viaggio per “allargare i propri orizzonti”, il 55% per “cercare esperienze uniche interessanti”, il 44% “per arricchire le proprie conoscenze culturali” e il 36% desidera “calarsi nella cultura locale”.
L’idea che sta alla base del turismo esperienziale è abbastanza semplice da capire: basta allontanarsi dai sentieri battuti dalle agenzie specializzate e andare incontro alla gente del posto per condividere insieme a loro abitudini e modo di vivere. L’esperienza, da qui il nome di turismo esperienziale, è proprio quella di immergersi da protagonista nella cultura e nelle tradizioni locali della regione visitata e di condividere qualcosa che conoscono solo gli abitanti del posto. Una caratteristica fondamentale nel turismo esperienziale è l’importanza data alla relazione. Non esiste turismo esperienziale che non abbia questa forte valenza relazionale che consente al viaggiatore di raggiungere l’essenza stessa del viaggio: l’incontro.

A rendere meglio l’idea di cosa sia il turismo esperienziale è proprio la lingua di Cervantes che parla di “turismo vivencial”, un termine decisamente più pregnante per descrivere questo modo nuovo di fare turismo. Si tratterebbe più di “vivere”, “fare” e “sentire” che vedere, come si faceva un tempo.
Si è ben lontani dalla vacanza stanziale tutta sole, mare o tuffi in piscina. Il turista di oggi vuole conoscere e sperimentare da protagonista i saperi e i sapori del territorio. E se proprio di immersione si deve parlare che sia almeno nell’autenticità dell’esperienza unica e memorabile.
Come solo il turismo esperienziale sa proporre.