Fabbrica Italiana Contadina, questo è FICO. Situato nei padiglioni ristrutturati dell’ex mercato ortofrutticolo di Bologna, su una superficie di 100 mila metri quadrati, Fico rappresenta il più grande food market del mondo e offre ai visitatori un incredibile ventaglio di eccellenze enogastronomiche che fanno dell’Italia un Paese davvero unico. È una moderna cittadella “farcita” di cibo selezionato per rispondere a due criteri spesso usati come sinonimi: buono e italiano.

Se i primi ad aver sognato un santuario del cibo sono stati Alessandro Bonfiglioli, direttore generale del CAAB (Centro Agro Alimentare di Bologna) e Andrea Segrè, professore di politica agraria internazionale e comparata presso l’Università di Bologna, e attuale presidente della Fondazione Fico, la persona che ha sviluppato il progetto è stato Oscar Farinetti, già fondatore di Eataly, la catena dell’enogastronomia italiana di qualità che ha già conquistato le papille gustative di molti italiani e stranieri al punto da convincere il suo fondatore ad aprire altri negozi a New York, Los Angeles, Copenhagen, Monaco di Baviera e perfino Dubai. L’idea che sta alla base di Fico è quella di riunire in un unico luogo il meglio della biodiversità agroalimentare italiana e proporla al pubblico in modo smart.
Qualche numero su Fico
I numeri di Fico sono da brivido: 10 ettari di superficie con ingresso gratuito di cui 2 ettari di campi coltivati, 2mila cultivar, stalle all’aria aperta, più di 200 animali, 8 ettari coperti e 9 mercati. In un tale tempio del food non potevano mancare i punti di ristoro: più di 40 tra chioschi e ristoranti. Nel più grande luna park gastronomico del mondo trovano posto oltre 40 fabbriche contadine, 6 giostre multimediali, degli spazi tematici interattivi, campi sportivi e aree di intrattenimento per bambini. Ma Fico non è solo cibo di qualità, è anche cultura e lavoro: un teatro, un centro congressi, un albergo da 300 camere, 700 posti di lavoro, 3mila con l’indotto.
Chi rimprovera a Fico la sua corsa al gigantismo deve affrontare l’inossidabile ottimismo di Farinetti che spiega che non si deve aver paura di fare le cose in grande: «Prendete la stazione centrale di Milano. I nostri bisnonni furono considerati matti per averla fatta enorme, e invece oggi è appena sufficiente».

Fico, una Disneyland del food
«Se giornalisti stranieri ci domandassero cos’è Fico gli direi semplicemente che Fico è l’Italia – ha detto il Presidente del Consiglio Gentiloni il 15 novembre scorso, giorno dell’inaugurazione – voi qui trovate attraverso la descrizione di una serie di processi e attraverso l’esposizione di una serie di prodotti, un riassunto di quello che noi siamo, delle straordinarie qualità del nostro Paese. Questa identità italiana è un valore straordinario per stare nel mondo della contemporaneità. Pensare alle radici, pensare al genius loci, di tante parti d’Italia, pensare alle nostre tradizioni non significa avere nostalgia di un piccolo mondo antico, significa avere il bagaglio giusto per stare nel mondo globale oggi. Se ti porti le tue radici, se ci porti la tua identità, riesci a stare nel mondo di oggi, a vincere. Anche questa è la lezione che ci viene da Fico… Se lavoriamo bene, il mondo ci verrà a trovare e sarà un modo per rendere il nostro ‘soft power’ – cioè la capacità di essere amati e invidiati nel mondo – più forte. Lo faremo lavorando tutti insieme. È un’operazione che farà del bene al nostro Paese».
Farinetti durante la conferenza stampa il giorno dell’inaugurazione ha spiegato che Fico «affronta il tema del cibo nella maniera più originale possibile: rimettersi a parlare di cibo incominciando dall’inizio anziché dalla fine. Normalmente si narra il cibo partendo dal prodotto, qui invece si parte dall’inizio, dall’origine: l’agricoltura, l’allevamento, le fabbriche, la trasformazione, e poi solo alla fine si conosce il prodotto, a tavola. In mezzo Fico ci mette un po’ di divertimento».

Sfruttando la posizione strategica del capoluogo emiliano, Fico si propone come un grande polo di attrazione turistica e proprio per i visitatori stranieri sono stati pensati dei servizi ad hoc. Come dice giustamente Farinetti «Fico è l’unico luogo al mondo dove si può scoprire divertendosi la filiera completa dell’agroalimentare. Perché è un luogo di grande divertimento ed è anche un luogo per gli stranieri che possono comprare tutto quello che vogliono e dopo le casse c’è un ufficio postale che spedisce il bene acquistato in tutto il mondo e, vicino, l’ufficio dogane che gli rimborsa l’iva». Insomma un progetto pensato in grande.
Infatti è proprio il turismo ad essere il vero obiettivo di Fico. Ma il sogno di Farinetti si proietta più in là. Secondo il fondatore d’Eataly il Paese ha bisogno di infrastrutture importanti se vuole raddoppiare il numero di turisti stranieri in Italia e farli raggiungere quota 100 milioni. Il fondatore di Eataly non ha dubbi: si-può-fare (da pronunciare rigorosamente come il protagonista del film ‘Frankenstein Junior’).
A Fico non si va solo per mangiare, come capita di fare spesso in molte fiere gastronomiche, anche di buon livello, ma si vive una food experience da raccontare quando si torna a casa ed è proprio sul passa parola che conta Farinetti per riuscire a realizzare ben 4 milioni di presenze nel primo anno e di arrivare a 6 milioni nel 2020. La previsione è davvero ambiziosa ma Farinetti non demorde: «Almeno io ci provo».