… Over there… over the Rainbow… overbooking…

di Omero Pesenti

(foto di scena del film Il Mago di Oz con Judy Garland) con link su you tube per aprire  brano OVER THE RAINBOW https://www.youtube.com/watch?v=PSZxmZmBfnU)
(foto di scena del film Il Mago di Oz con Judy Garland) con link su you tube per aprire brano OVER THE RAINBOW https://www.youtube.com/watch?v=PSZxmZmBfnU)

Già leggo, su questo blog, di molte e assai competenti tastiere (una volta si diceva “penne”) che trattano argomenti strettamente connessi all’universo del turismo e sotto i più svariati aspetti: statistico, economico, geografico, esperienziale, fieristico, storico, Artès…
Quindi è inutile provarci.
Invece, come d’altronde è già nelle mie corde, a me riserverò il piacere di scrivere su argomenti border-line, commentare fatti o vicende ai limiti della realtà turistica, comunque “marginali” o outsider se volete, come del resto una certa, piccola, parte dell’arte visiva e della musica che sto cominciando ad apprezzare grazie ai corsi d’aggiornamento che mi impartiscono i miei figli.

Non fatemi domande sul titolo. Leggendo queste righe, diventerà autoesplicativo. Eppoi mi aggradiva così

Qualche giorno fa, si è svolta, nell’aeroscalo statunitense di Chicago, un’operazione di sbarco (passeggeri) che sarebbe stata degna di entrare a pieno merito, come siparietto, nelle scene del film THE TERMINAL con Tom Hanks: un cittadino cinese è stato letteralmente abbrancato dalla sicurezza aeroportuale e scaricato a braccia da un aereo perchè, nonostante la prenotazione fatta e confermata, il volo era già al completo. Altri rifiutati hanno accolto l’invito a scendere e hanno infilato la scaletta con dignità offesa. Lui no. Lui ha deciso per la resistenza attiva e la ribellione dando, sembra, in escandescenze molto poco confuciane che avrebbero costretto i reparti speciali all’intervento.

Sul banco degli imputati stiamo quindi mettendo l’overbooking, quella corrente pratica che le compagnie aeree mettono in atto per garantirsi la massimizzazione del carico umano pagante sui propri voli. Il calcolo delle prenotazioni in più da accettare si basa su semplici statistiche e probabilità raccolte da anni in ogni aeroporto del mondo. Siccome, però, il motto è sempre quello del “voglio vincere facile”, le compagnie ci mettono su, per far buon peso, un altro bel 5/10%. Ed è qui che cascano gli asini (cioè i viaggiatori) che non hanno nessun modo di prevenire un mancato imbarco, se non a posteriori, con scuse, riprotezione su altri voli, albergo pagato e qualche altra modestissima forma di risarcimento spacciata come sanguinosa punizione per la compagnia traditrice. Sono solo specchi per le allodole, perché tanto i vettori continuano imperterriti, a dispetto dei rimproveri di stampa e legislatori benpensanti. E se continuano, secondo voi, è perché sono masochisti e vogliono farsi del male? Naaaaa… Se continuano è perché comunque, a conti fatti, ci guadagnano.

Noi viaggiatori, clienti, passeggeri, siamo quelli che viviamo dalla parte sbagliata del vetro dell’acquario: sì, siamo quelli nell’acqua che si muovono come forsennati, alla ricerca delle scaglie di cibo sparse in superficie o che affondano ondeggiando lentamente e sporcandoci il fondale. E siamo ovviamente arrabbiatissimi quando ci capita. Un po’ meno quando tocca a qualcuno con le valigie in mano dietro di noi. Meno ancora se ne leggiamo distrattamente sui giornali o ne sentiamo in tivvù.
Ci si abitua a tutto e chi di professione fa l’acquirente per necessità di vita (i più) o per diletto (i fortunati che sono la minima parte), alla fin fine dimentica in fretta, come del resto si vuole accada per ogni frustrazione.

Dall’altra parte del vetro invece, cioè dalla parte di quelli che vendono e guardano ai bilanci, le cose restano immutabili. Continuano a comportarsi secondo le sempiterne regole della ragion di stato, che nel caso diventa ragione aziendale. Se ci pensiamo bene, l’overbooking non è mica solo appannaggio delle compagnie aeree: è un vero e proprio metodo che, se contestualizzato ad hoc, rende sempre. Ogni azienda che produce beni tangibili ha un sogno che, tradotto in imperativo, diventa: “vendere tutto e mai tenere merce in magazzino”.
Pertanto basta, ad esempio, immettere sempre sul mercato un quantitativo di prodotti inferiore alle attese. Semplice no? E chi si è messo in fila e resta a bocca asciutta e sbraita, in realtà fa da cassa di risonanza e comunque in qualche modo lo si condisce via.

E allora continuiamo ad agitarci, noi nell’acquario, immaginando che in un non lontano futuro, grazie alle proteste, alle tutele dei consumatori e alle actions class, potremo tutti cantare che “laggiù, da qualche parte, oltre l’arcobaleno, tutti finalmente riusciremo a partire col volo che abbiamo prenotato… e a rientrare senza preoccupazioni…”. Laggiù dove sicuramente il Cliente viene davvero posto al centro dei processi… Sì, come no: da qualche parte, laggiù, oltre l’arcobaleno, oltre quell’arco iridescente che ci segnala di essere arrivati…

(foto tratta dalla sigla della serie televisiva, iniziata nel 1959)
(foto tratta dalla sigla della serie televisiva, iniziata nel 1959)

… AI CONFINI DELLA REALTA’!