L’amore per la musica, in un palinsesto Artès!

Arriva, puntualissimo, all’appuntamento che avevamo concordato. Pizzetto bianco e “informal dress”, rivolgendomi un sorriso aperto che arriva fino agli occhi. Mi porge la mano: «Ciao! Dunque tu sei “Artès”…» e si siede di fronte a me, impugnando subito una delle chitarre che sono appoggiate tutt’intorno «E’ un contatto rilassante, quello con questi legni e queste forme », precisa, accarezzando la superficie lucidissima dello strumento. Quel gesto me la dice già lunga…

FOTOGRAFIA: (gentile concessione Fabrizio Saturno)
FOTOGRAFIA: (gentile concessione Fabrizio Saturno)

Vuoi presentarti?

«Omero Pesenti, classe 1956 e vivo a Milano.. Anzi, per la precisione, EDMONDO OMERO: un gravame di responsabilità che i miei hanno voluto mettermi addosso fin da quando pesavo solo tre chili e rotti. I nomi sono importanti e possono perfino condizionare…

Mia madre ha smesso di lavorare per votarsi alla mia crescita. Mio padre è stato anche pittore e scultore, soprattutto un buon ritrattista.
I miei studi universitari, il secolo scorso, hanno riguardato la Matematica, perché ho sempre ritenuto che fosse un privilegio la possibilità di descrivere l’universo, ed i fenomeni visibili o meno, solo con carta e penna. Poi sono arrivati i computer e io ho messo le mani su tanti modelli, che ora fanno parte anche dell’archeologia informatica.

Sono fiero padre di due “meravigliose creature” (potrei forse dire diversamente?), Iacopo e Ilaria, 25 e 23 anni. Iacopo è all’ultimo anno all’Accademia di Brera, Ilaria si impegna nell’altrettanto non facile settore della moda, anche come modella e “fashion stylist”.

Ho lavorato nel settore privato per più di trentacinque anni: assicurazioni, trasporti, e come manager ho avuto la possibilità di usare le mie capacità in una vasto ventaglio di mansioni. Dalla contrattualistica alle risorse umane, dall’amministrazione e finanza all’ICT, dalla logistica al commerciale e al marketing. Poi mi sono dovuto chiedere cosa avrei fatto “da grande”, e ho deciso di recuperare le mie passioni, soprattutto quella per la scrittura e ora mi dedico principalmente a questo, da professionista. Ho già scritto, da solo o come co-autore, più di una decina di lavori e dovrei, entro quest’anno, arrivare a superare i quindici visto che sto pubblicando, con una giornalista, una collana di sei volumi dedicati ai “misteri”, altro argomento che mi interessa molto… (La collana, per Bastogi Ed., si intitola INTERVISTE COL MISTERO – ndr)

Giusto per farmi un po’ più di pubblicità, ti leggo un pezzetto della presentazione che appare su uno dei miei ultimi lavori … » prende un libro dal tavolo vicino, inforca gli occhiali e cita «… scrittore, sceneggiatore, fumettista è, fra l’altro, co-autore di lavori come la graphic novel SHADOW-LE RAGIONIDELL’INCUBO (CG Home Video, per l’omonimo film di Federico Zampaglione), IL SEGNO, IL GESTO E IL CORAGGIO (Greco&Greco Ed., biografia del Maestro di Muay Thai Diego Calzolari), IL MANUALE DEL CACCIATORE DI FANTASMI (Mursia Ed.), LE MIE VERITA’ NASCOSTE (Arcana Ed., biografia di Aldo Tagliapietra, storica voce delle Orme) e ha collaborato a varie riviste. Infine, per Eremon Ed., ha da poco pubblicato IL TOPPI: UNO STRAORDINARIO UOMO NORMALE, biografia di un Maestro del fumetto italiano, con illustrazioni inedite ».

Perché hai aderito al progetto Artès? E come consideri la tua “specializzazione” come Operatore di Turismo Esperienziale secondo il nostro modello?

«L’ho ritenuto particolarmente adatto a quello sviluppo delle mie passioni che, come ti dicevo prima, è diventato il “leitmotiv” del mio attuale scorcio di vita. Un modo realistico e immediatamente attuabile per raccontare storie che, come dici tu, sono uniche, memorabili e irripetibili. Infine anche un’integrazione delle mie esperienze, soprattutto con l’obiettivo di costruire una relazione di gruppo fra gli utenti dei palinsesti che, attraverso passioni comuni, possono riuscire a “fare team” e a portarsi dietro questa consapevolezza nella loro vita di tutti i giorni, anche in quella lavorativa. Senza contare il fatto che mi pace pensare come questi incontri potrebbero durare e svilupparsi nel tempo, anche senza di me…

Però non ho mai pensato a quella dell’Operatore Artès come a una professione a tempo pieno, ma ad una opportunità in più anche, e lo dico con sincerità, per il mio portfolio/profilo e per alcune realtà imprenditoriali che operano nella mia città, realtà che conosco bene e che hanno tutta la mia fiducia, tant’è vero che le ho scelte come partners per l’erogazione dell’esperienza che intendo proporre.

In buona sostanza, il modello Artès mi ha messo nella condizione di diventare un “vettore” e un “catalizzatore” di passioni comuni e di esperienze, nella convinzione di poter condividere quello che io e i miei collaboratori conosciamo e sappiamo fare, e di accrescere tangibilmente le potenzialità di un luogo o di un territorio. Non ne faccio mai una questione di “grandi successi”, ma di semplice incremento. I fuochi d’artificio sono splendidi, ma lo spettacolo prima o poi finisce, lasciando nell’aria residui e odori di fumo, e sulla retina, per un po’, l’impressione dei colori. Sai, una delle mie frasi preferite, che ho coniato personalmente e che uso spesso anche sui “social networks”, dice: “Non è necessario progettare e costruire imponenti castelli o grandi cattedrali: spesso basterebbe un solo buon mattone, cementato nel muro del futuro”.»

Qual’é la passione principale che metterai in gioco nelle tue storie?

«Io penso che tu l’abbia capito fin da subito… LA MUSICA!

La prima chitarra me la regalò mio padre. Ero alle medie inferiori. Ora ne ho una quindicina tra elettriche, classiche e acustiche: ognuna con il proprio timbro e la sua sonorità. Dicono che il legno si imbeva, usandole, dell’anima di chi le suona, come se fosse una specie di memoria “fantasmatica” del loro possessore…

Per tanto tempo ho suonato da solo. Pensa che ho avuto sempre una chitarra anche nei miei vari uffici, insieme ai simboli delle mie altre passioni: fumetti, modellini di aerei, miniature dei personaggi di saghe famose, dal Signore degli Anelli a Star Wars molte delle quali dipinte dai miei figli. Queste ostentazioni venivano viste sempre come eccentricità (per usare un eufemismo), non puoi immaginare, invece, quanti colleghi e clienti stranieri si sono ammorbiditi e hanno abbandonato il loro “vestito” aziendale, il loro comportamento obbligato dalle convenzioni, di fronte all’esposizione dei miei oggetti. Sapevo dunque già bene, e da tempo, che una passione condivisa, pubblicamente e senza reticenze, può abbattere le barriere meglio di un ariete…

Inoltre, sebbene pragmatico e sempre con senso critico, sono anche appassionato di fenomeni misteriosi… Ma questa è un’altra storia.

FOTOGRAFIA: (gentile concessione Fabrizio Saturno)
FOTOGRAFIA: (gentile concessione Fabrizio Saturno)

Di cosa parla la tua prima storia?

«Hai ragione: torniamo alla musica. Ebbene, un bel giorno, e non ero più giovane, ho deciso di abbandonare le esibizioni musicali solitarie, per poter suonare in un gruppo e ho avuto l’ennesima conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che, prima cosa, non è per niente facile e immediato anche se si sa già suonare discretamente. Secondo, che è fonte di insegnamenti. Suonare insieme significa armonizzare le componenti di tutti i membri della band (che può a giusto titolo essere paragonata ad un team, ricordi che l’ho già detto?) e smussare i protagonismi a favore dell’insieme. Prima di tutto “levare” il sovrabbondante per poi aggiungere solo l’essenziale, favorendo la partecipazione di tutti. Si sa che soprattutto i chitarristi, quelli solisti, sono particolarmente invasivi, con i volumi sempre a palla e la distorsione a manetta che tendono a sovrastare… Ne so qualcosa.

Ecco cosa intendiamo fare, io e gli amici tecnici e musicisti, nello studio di registrazione che ospiterà chi vuole partecipare al nostro palinsesto, che ha per titolo “CostruiAMO LA MUSICA”. Far capire che suonare INSIEME è un momento di fusione nel quale è importante lasciare lo spazio dovuto a tutti gli strumenti. Ne faremo proprio un’esperienza di “team building”. E tutto verrà registrato per poi essere mixato in sala di regia e ricavarne un brano su cd che testimonierà del risultato raggiunto.»

Il tuo sogno nel cassetto?

«Alla mia età non parlerei più di sogni nel cassetto, ma di progetti da sviluppare o da concludere, e li tengo tutti sul piano della scrivania, non sotto! Ci sono storie a fumetti, nuovi libri… Ma non sto dicendo tutta la verità… Ho avuto la fortuna di vedere un sogno trasformato in realtà, grazie ad uno dei musicisti che hanno fatto la storia del “pop” italiano (oggi lo chiamano “prog”): Aldo Tagliapietra, la storica e inconfondibile voce delle Orme (Felona e Sorona, Uomo di Pezza, Smogmagica…), oggi compositore solista, con il quale ho avuto l’onore di salire sul palco in qualche occasione.

E poi c’è anche da spingere il mio palinsesto Artès!»

 FOTOGRAFIA: (gentile concessione di Mattia Cecchinato)

FOTOGRAFIA: (gentile concessione di Mattia Cecchinato)