Non è facile parlare di un genio della musica. C’è sempre il timore di banalizzare, non dire abbastanza o dire troppo. La genialità confonde. Se poi quel personaggio si chiama Giuseppe Verdi, le cose si complicano.
“La Traviata” è uno dei capolavori indiscussi del Maestro, messa in scena nei teatri più famosi di tutto il mondo. Eppure il suo parto non è stato indolore.
Basata sul romanzo “La signora delle camelie” di Alexandre Dumas, “La Traviata” debuttò per la prima volta il 6 marzo 1853 presso la Fenice di Venezia. Fu un fiasco totale: venne accolta malissimo dal pubblico in sala. Verdi, in una delle sue lettere, scrisse: “La Traviata ha fatto un fiascone e peggio, hanno riso. Eppure, che vuoi? Non ne sono turbato. Ho torto io o hanno torto loro. Per me credo che l’ultima parola sulla Traviata non sia quella di ieri sera”.
Aveva ragione, non solo la Traviata continua ad essere suonata oggi, ma è considerata una delle opere più celebri in assoluto, fulgido esempio di come il cliente non ha sempre ragione.
Non solo il pubblico non gradì l’opera, ma ci mise del suo anche l’ufficio censura veneziano. Il titolo originariamente pensato da Verdi era “Amore e Morte”, fu considerato troppo provocatorio e violento, poco costumer friendly per la Venezia di fine ‘800. Immagino la conversazione tra due addetti ai lavori: “Amore e morte no va ben, el xè da cambiare! Chi vusto che vegna vedar un’opera co’ sto nome?”. E così fu, nuovo nome, nuovo volantino e forse un po’ di rammarico da parte del compositore.
Come la fenice che risorge dalle ceneri, anche per La Traviata venne il momento del riscatto. Il 6 maggio 1854, ancora a Venezia, il soprano Maria Spezia donò alla creatura verdiana l’immortalità che meritava. Fu apoteosi. Tra uno scroscio di applausi e qualche riadattamento da parte di Verdi. Da quel momento più nessuno smise più di parlare di Violetta e Alfredo.
Spesso nelle lettere di Giuseppe Verdi compare il nome della Traviata. Forse a causa del fiasco iniziale, forse per il successivo riscatto. “Se fossi un Maestro preferirei Rigoletto, se fossi un dilettante amerei soprattutto La Traviata”, scrisse ancora Verdi, forse con una nota d’ironia.
Nonostante un inizio travagliato, anche “La Traviata” ha trovato il suo posto nel mondo e nel cuore di molti, continuando a incantare con le sue note e le sue arie chiunque sia disposto ad accoglierle. Non dobbiamo certamente aggiungere che noi di Artès ne consigliamo a tutti l’ascolto.
Articolo di Alice Mion.