Da sempre Matera, famosa per aver ospitato tra i suoi sassi uno dei più antichi insediamenti umani del mondo, riesce a lasciare il segno negli animi di chi la visita, la scopre, la vive.
Addirittura l’Unesco, quando negli anni Novanta ha insignito la città del titolo di Patrimonio dell’Umanità, ha usato per la prima volta il termine di “paesaggio culturale”, come se nessun altra motivazione rendesse giustizia alla premiata cittadina, che oggi si prepara a divenire Capitale Europea della Cultura 2019.
Perché non sono solo i sassi a rendere unica questa città, ma c’è qualcosa di più, che vogliamo scoprire e capire attraverso le parole di chi Matera la conosce bene, come Aurelia, che qui è cresciuta e qui vive.
“Vivo a Matera da sempre. Spesso sono in viaggio e visito luoghi lontani, alla ricerca di nuove avventure e di nuove storie. Ma poi, come attratta da una calamita, torno nel posto da dove sono partita.
Matera è sempre lì che aspetta e palpita, mi accoglie, mi sorride, mi abbraccia.
Cambia abito con mutare delle stagioni, si traveste, si trasforma, tiene il passo e si colora, colleziona titoli e premi, mette in campo nuove azioni, a volte piange sul suo passato.
Sa di essere unica e originale, affascinante e preziosa. Allora gioca con le luci del giorno e i rumori, per farsi ancora più bella.
Mi guarda curiosa e non si accorge che anche io la guardo e ogni volta, come se fosse le prima volta, cerco il bello della mia città.
Nei vicoli stretti e tortuosi che mi accompagnano nei Sassi, nei rintocchi delle campane della maestosa Cattedrale, nei racconti stanchi di anziani vicino ad una fontana, nel ruotare vorticoso e perfetto di una piccola trottola di legno, nelle croci arrugginite e negli affreschi scrostati delle chiese rupestri, nel rumore di passi pesanti su pietre lucide e scivolose, nel profumo croccante del pane che riempie le narici, nel timo e nella salvia che salgono dalla Murgia, nello scroscio delle acque del torrente, nell’aria frizzantina che fa coprire le spalle d’autunno, nel rosso e nel blu di carro che si distrugge, nel fischio di cucù di terracotta che scopre i rumori di un tempo passato.
Cerco il bello della mia città, e lo trovo: negli occhi attenti di chi la osserva, nelle mani di chi la accarezza, nelle voci straniere e calde che riempiono le strade, nei sorrisi spontanei e contagiosi dei suoi ospiti, nel ricordo e nella gioia di chi viene a visitarla”.
Carlo Levi ce l’aveva detto: “Chiunque vede Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza”.
Le parole di Aurelia a distanza di settant’anni ce lo confermano.
Matera è una città unica, quasi magica, assolutamente da scoprire, e noi di Artès lo faremo presto, impossibile aspettare fino al 2019!
Si ringrazia per le foto il fotografo Rocco Giove.