Marketing territoriale: ecco cosa succede quando si incontra il turismo esperienziale

A tu per tu con Rita Apollonio: una vita nel mondo del turismo

Il viaggio è movimento e scoperta. Ma viaggiare non è solo muoversi per vedere realtà mai viste, provare sapori mai sentiti o ammirare orizzonti mai scrutati prima. Chi ama viaggiare lo fa anche senza spostarsi. Non è un caso se chi si occupa di turismo è sempre in viaggio, anche se non sempre cambia luogo. Ma cos’è viaggiare? Viaggiare vuol dire andare alla scoperta, vuol dire voglia di conoscere e stabilire nuove relazioni. Con luoghi sconosciuti ma soprattutto con le persone. Perché non esiste viaggio vero se non c’è incontro. Ed è proprio di un incontro che vorrei parlare, quello che mi ha permesso di conoscere Rita Apollonio, cofondatrice insieme a Giulia Carosella di Aries2 Tourism Consultants. Profondamente innamorata del suo lavoro, Rita Apollonio ci parla della sua azienda e del suo “viaggio” personale nel mondo del turismo. Lascio a lei il compito di raccontarsi.


Chi è Rita Apollonio? Raccontaci un po’ di te, della tua formazione e della tua evoluzione professionale. Il percorso professionale di una persona è sempre un viaggio di conoscenza…

Ho 62 anni, sono diplomata operatore turistico e lavoro nel settore da tantissimi anni. Ho conseguito anche l’abilitazione a Direttore Tecnico d’Agenzia e sono iscritta all’Albo Regionale. Non ho mai avuto un’agenzia viaggi di proprietà. La mia carriera è piuttosto articolata e forse poco usuale rispetto ai colleghi di pari età e formazione. Per motivi personali dapprima ho lavorato fuori dall’ambito turistico: nell’industria, nei servizi e come grafica pubblicitaria. Nel turismo ho lavorato nella programmazione di Ventavilla (un prodotto Ventana che già negli anni ’80 si occupava di affitti di ville in Italia), poi accompagnatrice per Alpitour e agenzie/incentive house;  successivamente in agenzie di viaggi ma sempre nella programmazione gruppi, MICE e tematici incoming.

Poi nel 1996 ho conosciuto Giulia e abbiamo iniziato una collaborazione che dura da venti anni.


Com’è nata Aries2 Tourism Consultants, la realtà imprenditoriale che hai creato insieme alla tua socia Giulia Carosella?

Ci siamo conosciute ad un corso di “turismo integrato” io mi trovavo in una fase di cambiamento e lei pure; Giulia proviene dal marketing e dalla pubblicità. Ci siamo “trovate” e abbiamo pensato di esplorare nuovi  ambiti del turismo. Nel 1997 nasce infatti Aries2 Studio Associato.


Un sodalizio umano oltre che professionale. Come si struttura la “divisione sociale del lavoro” tra Rita e Giulia in Aries2 Tourism Consultants?

Poiché siamo solo in due, le decisioni vengono prese sempre assieme;  la divisione del lavoro avviene a seconda del progetto che decidiamo di portare avanti; specie all’inizio ciascuna di noi faceva quello che meglio sapeva fare e che si portava dietro come bagaglio culturale, poi con il tempo siamo diventate quasi intercambiabili. Io ho trasmesso a Giulia gli elementi più tecnici ed organizzativi del turismo e lei mi ha fatto scoprire l’approccio al marketing.  Alcune attività come gli aspetti contabili erano prerogative di Giulia mentre l’approccio organizzativo e pseudo tecnologico è sempre stato una mia prerogativa. Poi se a me venivano le idee era Giulia che le ricodificava in maniera strategica.


Succede spesso che nel momento in cui si intraprende una strada ci si muova poi in un’altra direzione, come puoi vedere il tema del viaggio si legge in filigrana in tutto il vostro percorso. Generalmente succede sempre così. È capitato anche a voi?

Per esempio già nel 1998 abbiamo lanciato il  nostro “progetto Bed and Breakfast” quando ancora non esistevano in Italia leggi che prevedessero questo tipo di struttura ricettiva e in Lombardia siamo state le prime a creare un network – Friendly Home – che nel 2002 già includeva gli affitti brevi – abbiamo lanciato per prime il termine “short lets” . Fornivamo booking, assistenza e promozione alle strutture affiliate. Ora Friendly Home ha cambiato pelle perché i tempi sono cambiati, così come le esigenze degli operatori. Nello stesso tempo abbiamo pubblicato tre manuali e continuato a tenere corsi e seminari sul tema.

Ci siamo occupate anche di MICE, sia come travel designer in fase progettuale e per la selezione dei fornitori per i viaggi incentive (in collaborazione con ADV ove necessario) e con programmi “chiavi in mano” per quanto riguarda i meeting aziendali e gli altri eventi, soprattutto a Milano Nord Italia. Circa l’incoming ci siamo specializzate in turismo culturale con programmi e pacchetti a tema nelle zone che più conosciamo: Milano, Varesotto, Laghi e Lombardia in generale.

 

Quali sono i pacchetti turistici che elaborate? Puoi fare qualche esempio?

Come dicevo, pacchetti tematici su misura per piccoli gruppi (da sempre) rivolti ai clienti di agenzie straniere europee (B2B). Per fare un esempio un’agenzia olandese ci aveva chiesto i biglietti della Scala per un gruppo di circa 35 persone e qualche altro servizio. Abbiamo così elaborato un programma di 5 giorni per amanti dell’opera e della musica classica tra Lombardia e Piemonte. Oltre alla Scala di Milano e altre attrattive collegate abbiamo portato gli ospiti nei luoghi verdiani, a Cremona, al Teatro Regio di Torino ecc. il tutto condito con proposte enogastronomiche di qualità e piccole esperienze.


A quale pubblico sono rivolti questi pacchetti?

Nel tempo ci siamo sempre più specializzate nell’offrire proposte a tema con contenuti culturali, storici  e naturalistici. Seguiamo anche le nostre passioni che sono anche le passioni dei nostri interlocutori. Il nostro pubblico quindi è colto e curioso, appassionato di arte, storia, cultura minore, natura ed enogastronomia. Facciamo tutto su misura, nulla di standardizzato. Per esempio proponiamo attrattive insolite, visite a giardini pubblici e privati, laboratori ed altre attività “esperienziali”. Un altro progetto, ancora in fase di lancio, riguarda  i “viaggi genealogici”. Questi si rivolgono ad italiani emigrati di 3° o 4° generazione, residenti nei principali Paesi non EU dell’emigrazione italiana (USA, Canada, Brasile, Argentina ecc), che poco o nulla sanno delle proprie origini e vorrebbero sapere. Per questi piccoli gruppi familiari proponiamo la ricerca genealogica (fatta da professionisti) a vario livello e poi il viaggio alla scoperta delle proprie origini con visite ed attività connesse. In alternativa proponiamo anche programmi più generalizzati, senza la ricerca genealogica specifica, incentrati  su località che hanno alimentati grandi flussi migratori (es, Napoli). A questo proposito stiamo cercando collaborazioni con agenzie italiane e straniere dei paesi citati.


In questo nostro incontro non poteva mancare una domanda sul turismo esperienziale. Come avete conosciuto questa nuova forma di fare turismo?

Poiché siamo sempre alla ricerca di nuovi prodotti e tendenze ci siamo letteralmente incappate, rendendoci conto  che, in qualche modo, lo stavamo già proponendo senza sapere che cosa fosse esattamente. Poi tramite ricerche e studi esistenti abbiamo decodificato il fenomeno e lo abbiamo fatto nostro.


Se si parla di turismo esperienziale non si può omettere la realtà del turismo esperienziale professionale secondo il modello Artès. Come e quando avete conosciuto Maurizio Testa che ne è il fondatore?

Facendo appunto ricerche  su  Internet, qualche anno fa, abbiamo trovato Artès, che era proprio agli inizi. Credo di aver assistito al primo webinar da Roma… e poi ci siamo conosciuti in BIT a Milano nel 2017 (anche noi eravamo presenti come operatori) dove abbiamo capito come opera esattamente il turismo esperienziale Artès, che nel frattempo era molto cresciuto.


È difficile distinguere il progetto Artès da Maurizio Testa che ne è l’ideatore. Quali differenze avete trovato tra il turismo esperienziale Artès e gli altri prodotti esperienziali attualmente in circolazione?

Un approccio “scientifico” codificato e professionale alle esperienze turistiche. Una certa visione comune proiettata al futuro del turismo e ai suoi trend,  sfruttando storia, cultura e autenticità che rendono una vacanza memorabile.

Molti dei cosiddetti prodotti esperienziali in circolazione di fatto non lo sono; sono le stesse attività che precedentemente erano classificate come escursioni o eventi e hanno cambiato etichetta. Ci sono alcuni invece che operano abbastanza bene, a livello locale, ma credo che Artès al momento sia il leader del settore, anche perché è diffuso in tutto il Paese.


Tra le vostre attività c’è stata anche la pubblicazione di due libri, come mai questa voglia di scrittura. Non vi sembra che ci siano già abbastanza pubblicazioni in Italia? Cosa vi ha motivato e perché citare nel vostro ultimo libro il turismo esperienziale Artès?

In realtà i manuali sono ora 4. I primi tre sono rivolti agli operatori della ricettività extralberghiera non imprenditoriale (usciti nei primi anni ‘2000 e sempre aggiornati), le strutture gestite dai privati, spesso non provenienti dal mondo del turismo di cui sanno poco o nulla. Per questi soggetti, soprattutto negli anni passati, non esistevano possibilità formative ad hoc sia in termini di contenuti che di mezzi.
Abbiamo risposto quindi ad un bisogno reale che si è rivelato efficace, perché abbiamo offerto  a questi operatori  – di attività occasionali ad integrazione del reddito familiare – gli strumenti per un approccio professionale e di qualità per stare sul mercato oggi diventato molto competitivo.
Per l’ultimo manuale invece, ci siamo rivolte  ad operatori della ricettività extralberghiera a gestione imprenditoriale, che approdano a nuove tipologie ricettive vuoi per scelta precisa, vuoi come evoluzione delle attività precedenti. Abbiamo citato Artès fornendo una panoramica dei trend nel turismo. Chi inizia ora a lavorare dovrà poterlo fare con successo per almeno i prossimi 10 anni e, visto che il turismo sta cambiando così velocemente, bisogna essere preparati; senza contare che un’impresa turistica può offrire altri servizi/attività che possono qualificare meglio l’offerta e farla distinguere dalla concorrenza.

Ho incluso un piccolo modulo sul turismo esperienziale anche in un corso per “tecnici di accoglienza turistica” e in un breve seminario per l’abilitazione delle guide turistiche. Queste ultime hanno scoperto un mondo! D’altronde anche Airbnb si è buttato suo mercato con gli Host of Experience.