È tempo di rievocazioni storiche nella Marca trevigiana

di Olivera Milosavljevic

Una delle storie da vivere insieme (La maledizione di Cunizza) nasce a San Zenone degli Ezzelini, splendido luogo della pedemontana veneta, abitato da settemila anime e oltre 60 associazioni. La sensibilità delle amministrazioni comunali unita all’amore degli abitanti per la loro terra ha fatto nascere molte iniziative tutte legate alle tradizioni, all’arte e al paesaggio.

Tra queste c’è l’associazione “Academia Sodalitas Ecelinorum” che proprio in questi giorni di giugno, nella suggestiva cornice del sito storico del Castellaro propone un’altra iniziativa in tema di castelli, armi bianche e fortificazioni antiche. Con oltre 60 riproduzioni di armi, plastici e quadri di autori friulani, trevigiani e vicentini, la mostra “CASTELLI ED ARMI” racconta l’evoluzione dell’uomo nella Marca medievale partendo dall’epoca romana al Rinascimento, privilegiando gli aspetti artistici, ingegneristici e artigianali.

“Il viaggio di riscoperta degli Ezzelini – ha detto il presidente dell’associazione Maria Antonia Martinello durante il suo discorso inaugurale – continua con le opere dell’architetto ed artista Ugo Munari, che oltre a proporre alcune planimetrie e raffigurare splendide scene di vita quotidiana del castello di San Zenone, dà un volto a tutti i personaggi delle vicende Ezzeliniane. Per completare la storia dell’ultimo baluardo che nel truce assalto del 1260 vide la fine del casato dei Da Romano, abbiamo voluto inserire fra le ricostruzioni castelli, torri e motte create anche macchine d’assedio quali petriere, baliste, trabucchi, scale. Queste sono state riprodotte da due validissimi mastri artigiani Giorgio Pastres e Valter Vaccher che da anni collaborano con l’associazione Grup Artistic Furlan per una delle rievocazioni più accurate sul medesimo periodo storico: il “Medioevo a Valvasone”.

L’esposizione è unica nel suo genere perché, oltre alle rappresentazioni del Castello di San Zenone che fu degli Ezzelini, propone per la prima volta la ricostruzione d’un oggetto carico di significato ed appartenente a quello che fu uno dei signori più discussi del medioevo, Ezzelino III da Romano: la spada.

 

La spada ritrovata

Tra le lame esposte spicca infatti un vero gioiello: la spada d’Ezzelino. Forgiata da “Lame de San Marco” per mano di Gianni Lovisetto e suo figlio Alessio, la spada è frutto di oltre due decenni d’esperienza nella produzione artigianale di lame antiche e moderne nonché di ricerca e massimo rigore filologico per il qual merito spesso vengono chiamati a eseguire delicati interventi di restauro su reperti storici.

Ecco come il figlio del mastro spadaro spiega la nascita della spada: “La figura di Ezzelino III da Romano è una delle più affascinanti del Medioevo Veneto. Della sua spada non esistono né reperti né iconografie, ragion per cui ci siamo indirizzati verso una ricostruzione storicamente plausibile. Data la sua alleanza con l’imperatore Federico II di Svevia, siamo partiti dalla spada cerimoniale di costui (conservata presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna). Ne abbiamo ripreso le forme, sostituendo al pomo con l’aquila imperiale aggiunto da Carlo V in epoca successiva, uno più adatto in noce, recante lo stemma (l’unica certezza nel blasone dei Da Romano) e il nome “Ecelinus Da Romano”. I fornimenti sono stati fusi in bronzo con la tecnica della cera persa e gli inserti sono in pasta vitrea”.

L’intervista al fabbro

Pochissimi fabbri oggi giorno riproducono spade come un tempo. In tutta Italia, siamo una decina di fabbri e per quanto ne so, siamo unici disponibili ad allestire le mostre. Con la forgia ereditata dal nonno finora abbiamo realizzato lame di diverse epoche: siche supine, spade vichinghe, spate longobarde, le schiavone veneziane ed altro ancora tra cui ed era inevitabile – ci racconta sorridendo Alessio – ci sono la sica di Spartaco, la spatha Excalibur di Artorius, la spada cerimoniale dell’Ordine del Drago. Solitamente partiamo da un originale esposto nel museo, una miniatura, affresco, oppure dalla lapide tombale come quella murata nella chiesa di San Martino nel castello Brandolini a Cison di Valmarino (TV). La spada da cerimonia che abbiamo prodotto per la mostra di San Zenone è la sorella più piccola di quella che apparteneva all’imperatore Federico II”.

La spada è l’oggetto che maggiormente identifica il cavaliere, e come tutti i bambini ero affascinato da innumerevoli storie e leggende. Contrariamente a quanto si pensa il fabbro non era un povero straccione; era costretto ad abitare ai margini della comunità, al limite delle selve dove abbondava il legno  per alimentare la forgia tenuta accesa da un poderoso mantice. Il fabbro antico aveva una posizione importante nella società del tempo proprio perché la tempra d’acciaio tramandata da padre in figlio e gelosamente custodita, era un mestiere che non tutti potevano intraprendere, ed era considerata tra le arti maggiori.

La qualità di una lama da combattimento storica o moderna, oltre che nelle forme risiede nella tempra (trattamento termico) che trasforma una barra di metallo a forma di spada in una spada vera e propria. Ogni spada viene costruita su misura, come in una sartoria. Ogni spada è diversa per dimensioni, peso, tecnica di combattimento o insegnamento, se la impugna un uomo oppure donna.

“A noi piace farla ancora “a occhio” – conclude Lovisetto – con il carbone che viene dalla terra, il fuoco, l’aria e l’acqua, che poeticamente sintetizzano in una spada così forgiata i poteri dei quattro elementi della Alchimia medievale”