Italiani, popolo di santi, poeti e navigatori… Sarà… ma sicuramente non popolo di promotori del proprio Paese. È ancora fresco nella memoria il ricordo di quello scatto fotografico che ritrae il presidente degli Stati Uniti Barack Obama mentre visita il Colosseo, o quello della cancelliera Angela Merkel, che da anni trascorre le sue vacanze in Italia, mentre cammina da visitatrice pagante tra gli scavi di Pompei. Che siano loro, ironia della sorte, i migliori testimonial che il patrimonio culturale italiano abbia mai avuto? Qualcosa non torna in questa situazione. Risulta per lo meno paradossale che l’Italia, pur possedendo un patrimonio storico, artistico e culturale che tutti ci invidiano, sia anche il Paese apparentemente meno propenso a farlo conoscere e a valorizzarlo. Lasciamo da parte la perenne mancanza di risorse e la cattiva gestione, tutti problemi che conosciamo e che assumono ormai la funzione di comodo alibi per placare i sussulti (ancora troppo pochi in realtà) della nostra cattiva coscienza. Bisogna riconoscere che non è cosa semplice invertire la rotta, ma se questi problemi di risorse sono ben reali, non si può dire lo stesso della creatività, del sogno, dello storytelling. Su questi versanti c’è ancora molto da fare. Ben vengano dunque i poeti, ma soprattutto il turismo esperienziale Artès, con le sue “storie da vivere insieme”, che non sono soltanto storytelling, ma vanno più in là in quanto sono storyliving e cioè un tipo di offerta turistica strutturata secondo un modello professionale, nella quale il turista è chiamato a vivere in prima persona una trama, a interpretare da protagonista una parte, all’interno di un intreccio narrativo dove il il territorio diventa palcoscenico.

Il turismo esperienziale è il trend del futuro
C’è una nuova frontiera del turismo dove la parola “esperienza” sta modificando l’approccio al viaggio e dove lo storytelling diventa l’impalcatura narrativa intorno alla quale si svolge la vacanza. Tutto prende origine da un drastico cambiamento nella mentalità del turista che non vuole tornare a casa con qualche gadget che verrà dimenticato in un cassetto, ma con ricordi ed esperienze emozionanti da condividere sui social. Queste esperienze possono essere di diversa natura a seconda delle specificità del territorio. Fare una passeggiata tra i filari di un vigneto per poi assaggiarne il vino, assistere stupiti alle abili mosse di un liutaio che fa nascere, come per incanto un violino da un informe pezzo di legno, partecipare insieme a una massaia ai preparativi di una cena con prodotti selezionati nel territorio. Sono tutte esperienze che lasciano il segno.
Artès, dallo storytelling allo storyliving
Il 40% dei viaggiatori globali, non si accontenta di ascoltare una storia, ma vuole vivere da protagonista immedesimandosi nella vita della gente del luogo. Si è parlato in un precedente articolo su questo blog dello storytelling, questa tecnica presa in prestito dalla narrazione, che consente di comunicare, informare, stupire, coinvolgere il turista, ancora prima della partenza suscitando in lui emozioni. Più si è avvincenti nel raccontare, meglio si arriva al cuore e alla mente del pubblico che ascolta e che farà da “ripetitore” di questa esperienza con altri. Questa tecnica è sempre più consolidata e ampiamente utilizzata, anche per l’effetto moltiplicatore e pervasivo che internet e la realtà virtuale consentono.
Tuttavia anche lo storytelling rischia di diventare l’ennesimo cliché. Infatti da concetto rivoluzionario si sta trasformando in approccio scontato e forse già rétro. Subentra qui il nuovo concetto di storyliving di Artès che inserisce il turista in una narrazione, in un copione che lo trasforma in attore protagonista di una storia unica e irripetibile. Questo è possibile grazie alla creatività e professionalità del team di Artès, prima azienda italiana e tra le prime al mondo che si è impegnata a dare forma e struttura a prodotti professionali di storyliving, offrendo al pubblico italiano e internazionale un’esperienza certificata di grande qualità emozionale e relazionale.