Studenti e turismo esperienziale: è buona scuola

di Michel Paganini

 Turismo esperienziale. Basta inserire in un qualsiasi motore di ricerca la parola “esperienziale” e si scopre il Bengodi. Decine di definizioni, articoli, commenti e opinioni. Quel nuovo modo di fare turismo, anche se proprio nuovo non è, sembra aver conquistato il web e la carta stampata: è il trend del momento.  Messo in soffitta il turismo di massa è arrivato il momento della personalizzazione. Di ogni tipo e sorta. Il nuovo adepto di questa forma di turismo disdegna i monumenti, non considera più la destinazione come la semplice combinazione di camera in un hotel e vuole portare a casa non tanto souvenirs ma esperienze emozionanti da ricordare e magari condividere. Ma se per alcuni la parola d’ordine è adeguarsi e cavalcare l’onda, per altri, come Artès, la parola “esperienziale” è pregnante di significato. La start up Artès propone una forma di turismo innovativa nella quale il turista è chiamato a vivere in prima persona una trama, a recitare un intreccio narrativo dove il territorio diventa il suo palcoscenico. 
Ma in un contesto turistico in forte evoluzione anche la scuola si deve adeguare, magari rinnovando e attualizzando i suoi programmi.  “La scuola - si legge sul sito istruzione.it – deve infatti, diventare la più efficace politica strutturale a favore della crescita e della formazione di nuove competenze, contro la disoccupazione e il disallineamento tra domanda e offerta nel mercato del lavoro. Per questo, deve aprirsi al territorio, chiedendo alla società di rendere tutti gli studenti protagonisti consapevoli delle scelte per il proprio futuro”.
All’Istituto d’Istruzione Superiore Bernalda-Ferrandina, in provincia di Matera, questo concetto l’hanno capito benissimo e le autorità scolastiche hanno messo in condizione alcuni ragazzi di V, sotto la guida entusiasta di una professoressa, Imma Nucera, di realizzare tre nuove offerte turistiche, seguendo il modello Artès.
Chapeau, questa sì che è Buona Scuola!